No all’abolizione della Regione. L’Intervento del Consigliere Francesco Valduga sulla mozione presentata in Consiglio regionale che ne chiede l’abolizione. “C’è la necessità di costruire una nuova Regione”. “L’Autonomia è una cosa seria e preoccupa e occupa l’azione politica, l’attività politica di tutti noi. E allora non dobbiamo dimenticarci della storia di un’Autonomia che è stata prima di tutto incardinata sulla Regione, di una Autonomia che poi è passata attraverso il Secondo Statuto ha immaginato che effettivamente potesse esserci un ruolo sempre più forte delle due Province.

Un percorso che non è ancora completato e che però non significa abolizione della Regione. Significa immaginare una nuova Regione”. Così il Consigliere di Campobase, Francesco Valduga, intervenuto in Consiglio regionale sulla mozione n.1, Punto n. 3 Mozione n. 1, presentata dai Consiglieri regionali Knoll, Atz Tammerle, Rabensteiner, Zimmerhofer, Colli, Wirth Anderlan, Holzeisen e Leiter Reber, per l’abolizione della Regione e del Consiglio regionale ed il trasferimento delle loro competenze alle Province di Bolzano e di Trento.

Io sono tra quelli che dicono che si può immaginare anche un Terzo Statuto da modificare in senso euro regionale e non solamente appunto regionale. Se abbiamo questa tensione, se abbiamo questa capacità di guardare oltre confine, immaginando che non ci siano di fatto i confini, allora non possiamo che parlare di integrazione, di incontro, di dialogo, e non di separazione o di particolarismo. Se parliamo di Europa e di attenzione a ciò che succede in un mondo che inevitabilmente ci mette in connessione, i temi sui quali lavorare ci sono ma sono temi che devono essere declinati su una dimensione più ampia che non solo quella di un ristretto confine provinciale e vale per Bolzano ma vale anche per Trento.

Se quella è la tensione, se quelli sono i territori con cui noi inevitabilmente dobbiamo dialogare, allora non ha più senso, e lo dico provocatoriamente, parlare di Autonomia su base etnica. In una dimensione Euroregionale, o comunque dentro un dialogo con l’Europa, la minoranza siamo noi di lingua italiana. E allora noi dobbiamo immaginare che il futuro dell’Autonomia lo costruiamo non solo sulla base di una lingua parlata, anche se sono consapevole di quanto le minoranze linguistiche siano state importanti per avere l’Autonomia, ma noi dobbiamo raccogliere la sfida per il futuro su temi concreti che sono quelli dell’autogoverno di un territorio che diventa modello per altri territori.

E diventa modello discutendo di quei temi, dalla mobilità alla transizione ecologica, dall’energia al fare impresa, dentro una nuova dimensione, attraverso un lavoro di collaborazione, di condivisione e non di divisione. Perché ad oggi parlare di divisione o di autosufficienza o per certi versi mi viene da dire anche di autodeterminazione, è assolutamente inadeguato al tempo che stiamo vivendo. A chi dice che si perde tempo in quest’aula, rispondo che si perde tempo se effettivamente non immaginiamo di costruire quella nuova Regione di cui abbiamo necessità. Si perde tempo se da quel punto di vista non facciamo proposte se non c’è quel di più no di immaginazione di sogno di capacità di andare oltre dicevamo ma io voglio ancora sperare che ci sia questa capacità di immaginazione prima e di azione, poi in maniera trasversale.

E allora altro che abolire, cerchiamo di riformare, cerchiamo di migliorare, cerchiamo di immaginare, di costruire un ente che possa veramente affrontare il futuro. Andiamo a casa insoddisfatti nella misura in cui qua dentro non siamo capaci di proporre soluzioni e immaginare di adeguare questo ente alle sfide che aspettano l’ente stesso e i territori di cui questo ente poi è rappresentanza. Impegniamoci su questo. Io capisco che ci sia un intento provocatorio nella mozione, anche in chi presenta una mozione come questa. Raccogliamo anche le provocazioni ma per immaginare futuro e non per regredire rispetto ad una storia che invece ci ha visto pionieri e che ci deve vedere modello, ripeto, per territori altri. Quante volte si parla di Europa delle Regioni? È bene allora che questa cosa siamo capaci di metterla in campo, di realizzarla. Dovremmo adesso rinunciare a tutto questo proprio nel momento in cui anche gli altri si rendono conto dell’importanza di saper lavorare così? Per noi questo questo sì è inaccettabile.

Francesco Valduga