Quando l’umanità bussa alle porte del Trentino, non possiamo rispondere con silenzio o indifferenza. È il momento di vedere il fenomeno migratorio come un’opportunità per dimostrare i veri valori della nostra terra. Abbiamo recentemente letto le posizioni di alcuni esponenti politici riguardo al problema di quelli che sono stati definiti “migranti problematici”, un tema attuale che richiede una risposta sistemica da parte di chi governa il territorio. Oltre alle dichiarazioni estemporanee e preoccupanti di chi ha recentemente ricoperto il ruolo di Assessore alle Politiche Sociali della Provincia Autonoma di Trento, che tende a demonizzare l’avversario politico, è evidente la necessità di un ragionamento complessivo.

È fondamentale disporre di strumenti adeguati. Anche se a livello nazionale operano al Governo attori poco consapevoli della realtà trentina, la nostra Autonomia ci permette di adottare strategie efficaci per gestire un flusso migratorio inarrestabile. Secondo l’ACNUR, nel 2023 i profughi hanno superato i 100 milioni, portando con sé storie di dolore e sofferenza.

I Centri per il Rimpatrio (CPR), se anche possono essere efficaci, sono destinati a chi è stato negato lo status di rifugiato. Il vero tema oggi è un altro: perché decine di persone che vivono da mesi sotto i ponti o nei parchi non possono accedere all’iter per il riconoscimento dello status di rifugiato, come previsto dalla Costituzione e dalle norme internazionali?

Dobbiamo ascoltare le segnalazioni di associazioni, servizi sociali e sanitari, che già nell’estate 2023 denunciavano il grave disagio psichico dei profughi giunti attraverso la rotta balcanica. Il Trentino nel passato ha saputo essere un modello di accoglienza diffusa, grazie all’uso degli strumenti offerti dall’Autonomia speciale, capace di favorire l’integrazione nelle comunità ospitanti. Dal 2018, però, la gestione del fenomeno migratorio è stata sostituita dalla sua strumentalizzazione politica, con il solo fine di creare malcontento e aumentare il consenso. Non è un caso che la competenza in materia di immigrazione sia stata accostata alla sicurezza dal Presidente.

Se si lascia che persone vivano per strada, negando diritti e ignorando traumi che minano la stabilità psichica, e si offre come unica risposta mesi di attesa all’addiaccio, è inevitabile delegare il problema alle Forze dell’Ordine. L’aumento dei posti destinati alla bassa soglia è inutile se il capitolato vieta l’ingresso ai richiedenti asilo e protezione internazionale.

Il Trentino è storicamente una terra di accoglienza e integrazione. Oggi, però, rischia di essere attrattivo proprio per le reti clandestine che prosperano nell’indifferenza colpevole verso chi chiede aiuto. Questo non è il Trentino che conosciamo né quello che vogliamo.

Se è utopistico aspettarsi un cambiamento dall’attuale maggioranza di governo—e sorprende il silenzio di chi proviene da percorsi politici diversi—sarebbe almeno opportuno che la Giunta giustificasse l’uso di ingenti somme del bilancio provinciale per emergenze che, se gestite correttamente, potrebbero essere coperte con fondi statali ed europei.

Recentemente, la Giunta ha aperto un bando per l’accoglienza di nuclei familiari in bassa soglia, con una base d’asta superiore ai 100 mila euro. Circa il 70% di questi nuclei sono richiedenti asilo, che potrebbero essere inseriti nei percorsi ministeriali a carico dello Stato se solo si aumentassero i posti in accoglienza. Se non per il senso di dignità umana, almeno per un uso corretto delle risorse pubbliche, il Presidente dovrebbe rivedere le sue posizioni.

È necessario agire con responsabilità e umanità, ripensando le politiche migratorie non come un problema di sicurezza, ma come un’opportunità per riaffermare i valori di accoglienza e solidarietà che hanno sempre contraddistinto la nostra comunità. Dovremmo anche considerare l’impatto positivo sull’economia provinciale, seguendo l’esempio dei Paesi a nord delle Alpi, dove il migrante diventa parte integrante della società e contribuisce al benessere collettivo con il proprio lavoro.

Solo attraverso un approccio responsabile e solidale potremo trasformare il fenomeno migratorio da sfida a opportunità, arricchendo il tessuto sociale ed economico della nostra Provincia. È tempo di superare paure e indifferenza, rigorosi con chi sbaglia o approfitta ingiustamente di un sistema, ma adottando strategie che valorizzino il contributo dei migranti alla comunità. Così facendo, onoreremo i valori che definiscono il Trentino e costruiremo un futuro più inclusivo e prospero per tutti.

Gruppo Consiliare Provinciale Campobase

Chiara Maule – Michele Malfer – Francesco Valduga – Roberto Stanchina