Breve racconto di fantasia sulla democrazia locale
e sull’etica dell’Autonomia diffusa.
(Ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale).
La storia si svolge in Trentino.
Il giovane Sindaco di un Comune (che chiameremo Folgaria) decide di impegnarsi anche in una attività “politica” e accetta di diventare segretario provinciale di un partito (che chiameremo Campobase).
Gli avevano insegnato che il servizio alla Politica è un valore. E che la Libertà delle opinioni è il presupposto della Democrazia. Aveva accettato con un po’ di ritrosia: il mio compito è fare il Sindaco, diceva. Ma alla fine aveva scelto di impegnarsi – convinto che ogni tassello, pur importante, ha bisogno della trama del mosaico – ponendo una sola condizione. Sono Sindaco al primo mandato e ho dei doveri verso la mia Comunità, aveva detto, non provate neppure a chiedermi di candidare per la Provincia. Le elezioni ci sarebbero state di lì a poco.
Un bel segnale, molti dicono. La nuova classe politica da dove può uscire se non (anche) dagli amministratori dei territori che ogni giorno vivono e affrontano i problemi delle loro comunità?
Questo giovane Sindaco è però segretario di un partito all’opposizione della Giunta Provinciale del tempo (che chiameremo Giunta Fugatti).
Chi ha un minimo di serena ragionevolezza, pensa: che problema c’è? Siamo in Democrazia. Un conto sono i rapporti tra le Istituzioni, un altro conto è il pluralismo delle opzioni politiche! La cosa importante è che la dialettica politica “di parte” non comprometta la leale correttezza dei rapporti tra le Istituzioni, che sono “di tutti”.
Così invece non la vede un Assessore della Giunta Provinciale (poniamo quello delegato al settore del Turismo, che chiameremo Failoni), il quale lascia intendere, senza troppo nasconderlo, che con quel Sindaco non tratta.
E qui le cose si fanno complicate.
Si da il caso, infatti, che quella comunità (che continueremo a chiamare Folgaria) sta da anni lavorando, in piena sintonia con l’Amministrazione comunale, ad un progetto importante per il suo sviluppo: un impianto di collegamento (che chiameremo Francolini).
Il giovane Sindaco prova per mesi ad avere un confronto istituzionale con la Provincia.
Dopo diverse peripezie, finalmente, viene convocato (per il giorno dopo) ad un incontro con l’Assessore.
Il Sindaco cancella ogni precedente impegno e si precipita a Palazzo.
Nell’incontro, si concorda che tra la Provincia (con la sua Società di Sistema, che chiameremo Trentino Sviluppo) ed il Comune si sottoscriverà un Accordo Istituzionale a riguardo del progetto.
Passano le settimane. Passano i mesi.
Il giovane Sindaco cerca di avere notizie di tale Accordo, per poterlo esaminare e sottoscrivere. Non le ottiene, nonostante i suoi reiterati tentativi.
Pensa che progetti di questo tipo non si possono programmare senza il coinvolgimento del Comune, che da tempo rivendica questa scelta e, del resto, è per Costituzione e per Statuto di Autonomia titolare del potere di pianificazione del suo territorio e che, quindi, prima o poi qualcuno glielo sottoporrà.
Contatta più volte anche la Società di Sistema (che continueremo a chiamare Trentino Sviluppo) ma gli viene risposto che loro “non vogliono entrare in beghe politiche”. Il giovane Sindaco rimane incredulo: quali “beghe politiche”, si chiede?
Nel frattempo viene convocata l’Assemblea della Società preposta alla gestione degli impianti di risalita della zona (che chiameremo Folgaria Ski) per alcuni adempimenti statutari.
La mattina stessa del giorno dell’Assemblea, il giovane Sindaco viene fortunosamente e ufficiosamente in possesso di una copia del famoso Accordo.
E scopre con sconcerto che i firmatari sono la Provincia, la Trentino Sviluppo e la Società Folgaria Ski.
Del Comune, nessuna traccia. Come se non esistesse.
Il giovane Sindaco non si perde d’animo. È un tipo tosto.
Non si lascia distrarre neppure dal fatto che un nutrito gruppo di soci si incontra “casualmente” poco prima dell’Assemblea (previe telefonate specifiche) con l’Assessore provinciale, altrettanto “casualmente” candidato alle elezioni che si sarebbero tenute meno di un mese dopo.
Partecipa invece all’assemblea ufficiale (in quanto il Comune è uno dei soci di riferimento) convinto che l’Assessore chiarisca il tutto e superi lo spiacevole equivoco.
Non è ingenuo, ma non riesce a non avere fiducia nella correttezza delle Istituzioni.
Macche? Non si chiarisce proprio nulla.
Si celebra l’avvenuto accordo e si brinda alla nuova opera.
Il giovane Sindaco non fa polemiche in Assemblea: interviene per raccontare i fatti ed esprime garbatamente il suo disagio.
E qualcuno, mentre il Sindaco ha appena finito di parlare, sente chiaramente una persona presente in sala (che chiameremo Kaswalder, Presidente del Consiglio Provinciale) pronunciare al suo indirizzo questo signorile commento, ben consono alle alte cariche istituzionali: buffone!
Terminata l’Assemblea, il giovane Sindaco se ne torna in Municipio e riprende in mano il famoso Accordo, dal quale il Comune è stato escluso.
Rilegge per l’ennesima volta il seguente passo: “La Provincia si rende disponibile a valutare gli eventuali investimenti” per l’impianto in questione.
Scuote la testa sconsolato: non solo la Municipalità che lui rappresenta é stata vilipesa e mortificata dall’arroganza del Potere provinciale e da qualche “servo volontario”.
Ma, per di più, ciò è avvenuto per un piatto di lenticchie.
Un banale impegno a “valutare”, che – come si sa – non si nega a nessuno.
Di impegni concreti ed ufficiali, infatti, neppure l’ombra.
Il giovane Sindaco se ne va a dormire pensando che la Comunità Autonoma del Trentino ha passato tempi migliori.
Pensa anche: ma ne vale la pena? Vale la pena di metterci fatica, tempo, energie e la faccia per testimoniare una certa visione etica e seria dell’Amministrazione e della Politica?
Ha qualche momento di dubbio e di incertezza. In fondo, potrebbe dedicarsi di più alla sua famiglia ed alle sue attività professionali.
Ma poi si ricorda che è Sindaco di un Territorio che da secoli custodisce valori di autogoverno libero e responsabile.
Si ricorda che l’Autonomia Speciale del Trentino è stata costruita da classi dirigenti dotate di spessore morale e politico.
E decide che si: comunque, ne vale la pena! La nottata passerà, In ogni senso.
Decide di avere fiducia nei trentini con “la schiena dritta”.
E sceglie di tenere duro: lui ha la coscienza a posto ed ha anche la schiena dritta.
Sceglie di tenere duro nell’impegno per la sua Libera Comunità e anche in quello di capo di un movimento politico entrato in campo proprio per rigenerare i valori della Autonomia. Quella vera.
La scelta del giovane Sindaco è stata quella giusta. Non c’è Autonomia senza libertà e senza rispetto delle Istituzioni.
Postilla. Questo breve racconto è ambientato nel Trentino del 2023.
Un periodo strano e difficile, nel quale il “ sonno” della Ragione Politica e la disattenzione di una parte del Popolo avevano finito col generare non certo “mostri” (come nel famoso dipinto di Goya), per carità, ma piccoli personaggi arroganti e saccenti, che giravano per il territorio credendosi dei Padri Eterni, solo perché – in forza di un vento nazionale che non trovava più solide barriere di protezione autonomistica – erano arrivati del tutto casualmente al Governo della Provincia Autonoma.
Lorenzo Dellai
Paolo Piccoli