Trento e Bolzano sono anche parte integrante e costitutiva dell’Euregio.
Non si tratta solo di non smarrire i pur importanti legami che la Storia ci tramanda, ma di rendere operativa una comune vocazione – attualissima – a vivere la nostra collocazione alpina come ponte tra mondo italiano e mondo tedesco.
Per questo riteniamo che sia necessario:
– Utilizzare al massimo lo strumento del GECT e svilupparlo ulteriormente, in particolare quello della partecipazione.
La grande sfida della cooperazione transfrontaliera è stata vinta (e i sospetti di entrambe le capitali superati) perché si è puntato sulla creazione di un livello complementare, in una logica funzionale e di sussidiarietà. Non si tratta quindi solo di costruire nuovi contenitori istituzionali, ma di trovare, in una prospettiva di cerchi concentrici, la giusta dimensione, soprattutto in termini di efficacia, per lo svolgimento di funzioni e l’offerta di servizi, nonché di creare la massa critica necessaria. La dimensione simbolica della cooperazione è comunque presente nei progetti culturali (ad esempio le mostre comuni e il recente manuale di storia euroregionale).
Nel 2021, dopo 10 anni, è stato riformato lo statuto del GECT, ente transfrontaliero con personalità giuridica propria. In questa ottica, va quindi ulteriormente rafforzato il GECT, come strumento principale della cooperazione transfrontaliera fra le tre entità. Seguendo il modello della Commissione europea, si dovrebbe dotarlo prevalentemente di personale proprio (e non comandato dalle entità) e di una direzione permanente. Va mantenuta invece la rotazione nella presidenza politica; la giunta potrebbe, secondo il modello del Consiglio dei ministri UE, includere anche il formato degli assessori competenti per materia.
– Creare una coscienza generale della dimensione euroregionale nelle amministrazioni.
Altrettanto importante è l’elaborazione partecipata di strategie per reagire alla sempre maggiore pressione sulle amministrazioni (piccole) risultanti dall’integrazione europea. Nella prassi amministrativa è fondamentale diffondere buone pratiche e, attraverso la cooperazione, cercare di raggiungere economie di scala. Il PNRR e altri programmi sono sempre più frequentemente gestiti attraverso le rispettive capitali e in una cornice meramente “nazionale” (cioè per Stato membro), senza che siano previste delle “quote transnazionali”, gestite direttamente dall’UE, per aprire spazi a dei progetti transfrontalieri. Fare presente questo problema alleandosi con altre realtà transfrontaliere dovrebbe diventare parte del lavoro dell’ufficio di rappresentanza comune a Bruxelles.
– Partecipare nella dimensione euroregionale: la società civile.
Complementare, ma di importanza centrale, è una strategia linguistica per l’Euregio: l’obiettivo dovrebbe essere quello del bilinguismo passivo, per evitare per quanto possibile di dover comunicare i temi euroregionali in una terza lingua (inglese). Partendo dalle scuole si dovrebbero incentivare anche le amministrazioni in tal senso, ad esempio attraverso l’offerta di seminari specifici sui linguaggi specialistici del rispettivo settore amministrativo o professionale.
Sono da incoraggiare, facilitare e intensificare la partecipazione e lo scambio a tutti i livelli, dalle scuole e università alla società civile organizzata (associazioni e sindacati).
– Allargare la cooperazione con altri territori senza perdere il senso della nostra peculiarità.
Rafforzare il legame tra Trento e Bolzano e rilanciare l’Euregio non significa isolarsi. A partire da questa dimensione istituzionale peculiare e consolidata delle nostre Comunità Autonome, è fondamentale costruire intese operative con le Regioni che possono condividere grandi strategie a rete lunga: il Veneto, la Lombardia, l’Emilia Romagna, la Baviera, gli altri Länder austriaci.
Più che vagheggiare improbabili Macroregioni del Nord Est, che annullerebbero il senso della nostra Speciale Autonomia, sarebbe quindi importante elaborare progetti concreti di cooperazione che valorizzino il nostro essere territori ponte tra Nord e Sud.